martedì 13 ottobre 2009

Le donne. Forza di vita




Si fanno sangue e carne le parole povertà, semplicità, espulsione, confisca della terra, armi, odio, violenza che risuonano nei saluti di benvenuto delle autorità che  accolgono noi pellegrini della pace, sabato sera nel comune di Bethlehem, paese del pane.Nella sala gremita il cuore s'aggrappa alla speranza mentre le cifre diventano paesaggi desolati.

Parole mute pulsano sul volto incorniciato dal foulard nocciola di Khadva, "green" palestinese dal volto e dagli occhi severi  che hanno attraversato la vita di filo spinato - la nostra guida di domenica nei villaggi palestinesi.
Un volto impastato di sale, morto alla gioia negli occhi pieni di lacrime della mamma di Hamas, morto misteriosamente a Bonn.

Sentieri di sabbia e di sassi si fanno irti di interrogativi nel villaggio palestinese di Swahreh dove ci accolgono in cucina le donne che hanno impastato focaccine di sale, miele e timo, hanno spremuto limoni e tagliuzzato la menta dentro il bicchiere della bevanda benefica per noi ospiti e per i loro bambini che imparano nelle aule di una scuola primaria e materna.
La vita continua negli sguardi dei bambini che ci accolgono timorosi e vitali in gesti e voci dell'infanzia di sempre.

Sotto un pino marittimo, appoggiati sulle pietre, ascoltiamo le parole di pace di Hafez, picchiato e imprigionato dai coloni nazionalisti e ortodossi, insediati sulla terra dei padri, fattasi improvvisamente verde e fertile.
I bambini ritornano dalla scuola ma non possono raggiungere le loro case se non accompagnati dai militari israeliani.
Oltre un'ora dovranno aspettare il loro arrivo sotto il sole a picco, con le loro pance vuote, i vestiti che poco riparano.

Eppure i loro volti sono cosi' attaccati alla vita, i loro gesti trattenuti sul filo dell'odio dallo sguardo del padre che leva dalle loro mani le pietre già infilate nella fionde e le cesoie pronte a tagliare il filo spinato.

In questo giorno di vento e di sole, noi stranieri, in questa terra martoriata, stiamo accanto a Hafez, ai suoi numerosi figli, alla vecchia madre nel gesto simbolico di piantare alcune agavi vicino al filo spinato affinché i territori usurpati da un popolo dimentico della Shoah non si allarghino troppo.
Sì c'è speranza negli occhi di tutti noi, e la vita si fa largo mentre ascoltiamo i colpi ritmici dei piedi dei giovani palestinesi di Artas che picchiano e danzano su pavimento di una stanza in cui ci accolgono al suono della musica tra fazzoletti, borse e foulards ricamati dalle donne.
Le donne. Forza di vita.

Mimma Forlani

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