martedì 13 ottobre 2009

LA PALESE MALVAGITA'



Haifa - Malvagità è il sentimento che pervade di fronte alle assurde, disumane condizioni in cui sono costretti a vivere i cittadini palestinesi della Cisgiordania. Malvagità praticata da oltre 60 anni da tutti i governi che si sono susseguiti (laburisti o conservatori) alla guida dello stato di Israele. Non si tratta di un giudizio affrettato o dettato dall'emotività dopo due giorni di permanenza in questa martoriata zona del Medio Oriente, ma di una constatazione sulla base di quanto abbiamo visto e sentito non solo da parte di palestinesi ma anche di israeliani di origine ebraica che, sia pure in una condizione di infima minoranza, si battono per i diritti umani nella loro terra.
Anna Zafran l'abbiamo incontrata nel Mossawa Center, il centro assistenziale legale del popolo palestinese qui ad Haifa. Da tanti anni, la Zafran si occupa del processo di pace che per lei ebrea è con la solidarietà il tema principale del suo impegno civile e morale. Fa parte del gruppo delle Donne in nero, e ogni venerdì mattina con una cinquantina di altre donne «con il caldo o con il freddo – ci dice Anna – ci troviamo nella piazza principale della città per testimoniare contro ogni forma di violenza e per la difesa dei diritti della minoranza araba. Ci è difficile avere prospettive, abbiamo un governo che non vuole la pace».
Questa donna coraggiosa non ha peli sulla lingua. Ci ricorda che nel 1967, con la guerra dei Sei giorni, e dopo gli accordi di Oslo del 1993 i governi hanno sempre agito di fatto contro un reale processo di pace. Il problema Palestina è sorto nel 1948. «Tutto vero – continua Anna – la tragedia ebraica, la nostra tragedia, non poteva e non doveva essere scaricata come responsabilità sulle spalle dei Palestinesi. Loro non hanno colpe di quanto successo prima e oggi attraverso i grandi mezzi di comunicazione come la televisione si continua ogni giorno a diffondere una cultura razzista. È facile odiare» conclude Anna con un tono di voce molto forte e angosciato. Diventa fondamentale per le donne in nero e per il movimento pacifista ebraico-israeliano parlare con la gente, condannando il razzismo e svolgendo anche piccole gesti di solidarietà come quello di accompagnare tutti i martedì due bambini dalla Cisgiordania all'ospedale di Haifa. Da venti anni lavorano ad esempio ad aiutare i palestinesi a raccogliere le olive oppure a pulire la spiaggia che loro frequentano. «Tutto questo avviene mentre nello stesso tempo il nostro governo fa cose terribili, come mandare i bulldozer a spianare le case degli arabi. Persone come noi vogliono risultati concreti. La soluzione del problema non è nelle nostre mani, la storia però è speranza: dopo otto disastrosi anni di amministrazione Bush, oggi Obama ha promesso di cambiare. Non sappiamo però quanti dei suoi propositi riuscirà a realizzare poiché le relazioni Usa-Israele sono molto profonde. Per raggiungere la pace dobbiamo impegnarci tutti su due fronti: da un lato sostenere persone, associazioni, villaggi, movimenti che lottano per l'integrazione. Dall'altra fare pressioni sui governi, e in particolare sull'Europa perché smettano di trattare Israele come un bambino viziato e lo richiamino alle sue responsabilità: il nostro non deve essere uno stato ebraico. Purtroppo la sinistra da noi è pressochè inesistente, 4 sono i parlamentari su 120».
Dal Mossawa center ci spostiamo in municipio per incontrare due consiglieri: Edna Toledano Zaretsky, indipendente di sinistra in una lista del partito Comunista che raggruppava arabi e israeliani nonché presidente della commissione Welfare, e con Schel Galpark, architetto e consigliere per i Verdi. Haifa è la terza città di Israele, ha 260.000 abitanti ed è un ricco centro industriale oltreché il più importante porto dello Stato. «Esistono due quartieri arabi – spiega Galpark – e tentiamo una ristrutturazione e non una demolizione. La parte davanti al porto è stata evacuata con la forza nei momenti difficili della guerra con il Libano nel 1982. Oggi è totalmente abbandonata e l'assurdo è che tutto attorno si sono costruiti nuovi palazzi governativi». È infatti impressionante girare per le strade di questa zona e vedere edifici anche di grande pregio architettonico ridotti a ruderi, quasi si volesse farli assurgere a simboli della disfatta palestinese e della malvagità.
Edna Zaretsky sottolinea il valore della lotta unitaria tra arabi ed ebrei sui temi sociali, soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione sanitaria: il 10% della popolazione di Haifa è araba ma le scuole pubbliche mantengono la divisione tra arabi ed ebrei e quelle private sono particolarmente legate alle varie chiese. Il sindaco è un ex laburista passato a Kadima, il partito centrista guidato da Tzipi Livni: su 31 consiglieri, 9 sono all'opposizione, la maggioranza raggruppa vari schieramenti che vanno dal centro sino alla sinistra, fortemente minoritaria come forza politica.
Chiudiamo la nostra visita ritornando al Mossawa center e Jafar Farah, il suo direttore, ad una nostra precisa sollecitazione circa l'insufficiente critica dei palestinesi nei confronti di quei regimi arabi che contestano l'esistenza dello stato di Israele, molto serenamente ci ha dichiarato: «I nemici del popolo palestinese nella storia sono stati tre: il protettorato britannico, il sionismo, e i paesi arabi dove ancora non esiste la democrazia».

Marco Bobbio e Diego Novelli (Nuova Società)

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